giovedì 24 marzo 2011

Le usanze aquilane


Con l'arrivo della pensione il genitore aquilano pensava di spendere il tfr come buona parte di un acconto per l'acquisto della seconda casa.

Non la comprava per se, non era scemo, la comprava al figlio, ancora studente, che si ritrovava la sua prima casa.
Dal canto suo il genitore aquilano non aveva così una seconda casa, con tutti i vantaggi fiscali conseguenti, non ultimo dei quali quello di lasciare il pargolo proprietario di casa nel proprio stato di famiglia, tenendoselo "a carico".
Tasse universitarie del pargolo, spese mediche etc... tutto da scaricare dalle tasse, mica scemo.
Il pargolo nel frattempo finiva di studiare, magari si laureava, nel frattanto la sua casa veniva affittata a studenti che provvedevano con la  pigione al pagamento del mutuo nel frattanto acceso dal (non scemo) genitore.
Poi quel maledetto 6 aprile, la casa paterna diviene B e la casa del pargolo E.
Il buon padre di famiglia fa la domanda e poi i lavori della B, dove vive con tutta la famiglia.
Poi arriva il momento della E del pargolo... e qui il non scemo padre aquilano si scontra con il furbo, lo Stato.
Si lo Stato tutto, che prima di fare le ordinanze ha capito il sistema, perfettamente legale, di acquistare una casa ai figli, ed ha agito esattamente di conseguenza per risparmiare.
Nemmeno un euro per la E del pargolo, che nello stato di famiglia del padre ha già usufruito del contributo per la B. Il mutuo però si paga.
Dimenticavo, se il padre però ha preso a nero le pigioni degli studenti, non facendo contratti il discorso cambia, li i soldi arrivano.
Governo di ladri, leggi a favore dei ladri.
Capisco le terze, quarte case, ma così è proprio un furto.
Graditi commenti di smentita, spero di sbagliarmi.