martedì 13 luglio 2010

errata corrige...

Ho appena iniziato e già mi devo correggere; un errore in buona fede, vi assicuro.
Nel post "i soldi non ci sono (per noi)" concludevo dicendo che si sarebbe potuto fare un appalto europeo per cantierare una zona della città e vedere se ha ragione il Sindaco o il governo.
Merito di un bel convegno di "Avvocati senza dimore" ho sciolto un dubbio che effettivamente avevo, che mi consta la correzione e le scuse, ma che mi da anche il modo di spiegare (almeno provandoci) una cosa che potrebbe essere utile.
Negli ultimi tempi ho sentito molte persone chiedersi se  i lavori per  gli edifici E dovrebbero seguire la via dell'appalto pubblico oppure no, complice una non chiara specificazione della natura della dazione di denaro per la ricostruzione. Premetto che esiste una differenza sostanziale tra un appalto privato ed uno pubblico e che il secondo comporta rispetto al primo costi aggiuntivi, tempi più lunghi e adempimenti molti più complicati.
Il dubbio non era rivolto ai privati (singole persone o amministratori di condominio) ma, piuttosto, ai consorzi di proprietari.
Mi spiego meglio, prima di tutto i soldi che arriveranno saranno un risarcimento e non un contributo, questo sembra pacifico, quindi se il beneficiario è privato, l'appalto è privato.
Altra questione sono i consorzi, che sono persone giuridiche e che in questo momento si dovrebbero costituire in forma di consorzio obbligatorio (vedasi, per esempio, la Legge 30.03.1998 n. 61 art. 3, comma 5, per il terremoto Umbria) ma che a detta dei nostri illustri amministrativisti non corrono comunque il rischio di andare ad appalto pubblico e quindi europeo se superate certe soglie.
Il punto però non è questo, è che queste considerazioni, che dette così sembrano facili, così immediate non sono e se si trovassero scritte in maniera chiara in una legge sulla ricostruzione non necessiterebbero nemmeno di un convegno.
Mi correggo quindi, eliminado la conclusione del mio post del 9 luglio, prendendomi un pò di tempo per ragionare su altre considerazioni, ma ribadendo qui una cosa: l'incertezza ci è nemica e dei punti fermi, scritti preferibilmente in una legge quadro sulla ricostruzione, ci sono dovuti.

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