martedì 6 luglio 2010

Siamo solo all'inizio...


Oggi fa caldo, domani sarà peggio.
Viviamo una strana fase della storia, per noi aquilani oltremodo surreale e drammatica, una crisi economica e sistemica che cambierà il mondo.
Oggi i partiti non esisito più, l'aggregazione sociale si fa su facebook e se si deve far parte di una associazione è meglio fondarsela da sé ed esserne il presidente.
Siamo sempre più un insieme di singole individualità che si aggregano sporadicamente intorno ad un' esigenza non più intorno un'idea.
Domani saremo sotto la caligola romana proprio per una esigenza, vera e cogente, la sussistenza della nostra città, il suo diritto ad esistere sulla cartina politica come capoluogo di regione vivo e non solo sulle guide turistiche tra le vecchie attrazioni tragicostoriche.
L'esenzione fiscale per un periodo ragionevole e sicuro e la certezza di un flusso economico certo e costante sono le basi per ricostruire L'Aquila, chi sottovaluta questo non sa di che parla o peggio ancora è un'insulso opportunista
Sono stufo di sentire chi inneggia questo o quel Governo per come ha gestito questa o quell'altra catastrofe, non si può sempre ridurre tutto ad una questione politica.
Parliamo invece di come hanno reagito le popolazioni, le persone.
Un terremoto italiano che si può paragonare al nostro per estensione della zona colpita, per la morfologia del territorio, per il numero di sfollati (e non per fortuna per quello dei morti) e per la situazione di svantaggio economico e cattivi collegamenti della zona colpita dal sisma è quello Fiulano del 1976.
Loro sono riusciti a fare della ricostruzione il volano dello sviluppo di una intera regione (cosa impensabile per noi data l'ottusità del nostro presidente Chiodi, appiattito sulle posizioni di partito) e ci sono riuscito solo grazie alla collaborazione, all'associazionismo, al sentimento comune di salvaguardia della propria terra; lo hanno fatto lottando tutti insieme per anni.
Domani, come oltre trenta anni fa, si deve scendere in piazza e gridare le proprie lamentele e proposte e lo si dovrà fare, purtroppo, per molte volte ancora.
Le buone prassi riscontrate nelle ricostruzioni "vincenti", ultimo il terremoto dell'Umbria, ci danno il diritto di rivendicare quello che ci spetta e non si tratta affato di regie regalie.
Non si può in questo momento solo ringraziare per quello che è stato fatto (bene o male, alla Storia la sentenza), non siamo sudditi, bisogna adesso reclamare i propri diritti, come cittadini, e se non accade questo è meglio andare via, ma non da L'Aquila, andare via dall'Italia.

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